I ministri europei sostengono il piano arabo per la ricostruzione di Gaza
Francia, Germania, Italia e Regno Unito accolgono con favore l’iniziativa dei paesi arabi per la ricostruzione di Gaza, sottolineando l'importanza delle riforme e della sicurezza.

Foto: Foreign, Commonwealth & Development Office, CC BY 2.0
I ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia e Regno Unito hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui esprimono il loro sostegno all’iniziativa araba per la ricostruzione e la riqualificazione di Gaza.
La dichiarazione è stata pubblicata l’8 marzo 2025 e invita alla creazione di condizioni stabili per la pacifica convivenza tra israeliani e palestinesi.
Nella dichiarazione, i ministri hanno sottolineato che il piano proposto offre un percorso realistico per la ricostruzione della regione e il miglioramento della situazione umanitaria.
In particolare, hanno evidenziato che gli sforzi di ricostruzione devono basarsi su principi politici e di sicurezza solidi, accettabili per entrambe le parti in conflitto.
I diplomatici europei hanno dichiarato di non sostenere il ritorno di Hamas alla gestione di Gaza, poiché ciò minaccerebbe la stabilità della regione. Hanno inoltre evidenziato il ruolo chiave dell'Autorità Palestinese, sottolineando la necessità di attuare il suo programma di riforme.
I ministri hanno accolto con favore il coinvolgimento attivo dei paesi arabi nella stesura del piano, riconoscendone l’importanza per una risoluzione pacifica. Hanno espresso la loro disponibilità a collaborare con tutte le parti interessate, inclusi i palestinesi e Israele, per garantire sicurezza e una gestione efficace di Gaza.
La dichiarazione contiene un appello alle parti in conflitto affinché considerino il piano proposto come punto di partenza per il dialogo e la cooperazione.
Si ricorda che il piano arabo per la ricostruzione di Gaza, basato su un'iniziativa egiziana, prevede una riqualificazione dell'enclave in tre fasi, senza lo spostamento forzato dei suoi abitanti.
Il piano prevede il ripristino delle infrastrutture entro 3-5 anni, la costruzione di 400.000 unità abitative, la creazione di zone industriali, un aeroporto e un porto marittimo, oltre al reperimento di finanziamenti internazionali attraverso un fondo fiduciario.
La gestione di Gaza nel periodo di transizione sarà affidata a tecnocrati indipendenti, mentre la sicurezza sarà garantita dalle forze palestinesi addestrate in Egitto e Giordania.
Il piano è inteso come una risposta all’iniziativa di Donald Trump, che prevede il trasferimento della popolazione.